Lucia Coppola - attività politica e istituzionale | ||||||||
Legislatura provinciale
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Comune di Trento
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Trento, 21 dicembre 2011 La delibera per l'affidamento della gestione del servizio idrico compie un'attenta disamina della vicenda locale e nazionale legata al tema dell'acqua. Inizia partendo dalle modifiche nazionali e provinciali che “ai fini di una progressiva apertura ai mercati” prevedono modelli gestionale diversi nei servizi pubblici locali. E questo inizio, confesso che un po' mi preoccupa. Mi pare infatti che questo riferimento vada in in controtendenza rispetto a quanto previsto dal Referendum abrogativo del 12-13 giugno 2011, anche se sono consapevole del fatto che il referendum abbia rappresentato soprattutto un punto di partenza, importantissimo e per nulla scontato, del processo di ri-pubblicizzazione dei servizi idrici in Italia e in Trentino. Il referendum ha fermato l'iter delle privatizzazioni, rovesciando la forte preferenza del governo Berlusconi nei confronti delle SPA miste rispetto alle SPA a capitale totalmente pubblico. Ha anche aperto all'applicazione del diritto europeo sui servizi pubblici locali che ammette tanto il ricorso alle imprese private e alle SPA miste o totalmente pubbliche quanto il ricorso a soggetti di diritto pubblico, alle aziende speciali e alle assunzioni da parte degli enti titolari del servizio. Dunque il referendum non ha annullato la possibilità teorica di nuove privatizzazioni né cancellato quelle già esistenti e un motivo di preoccupazione è quello che riguarda il bilancio provinciale fortemente impegnato su costruzione e manutenzione straordinaria di infrastrutture poi consegnate alle SPA a canoni davvero irrisori. La normativa europea di settore è neutrale rispetto alle modalità di gestione: dispone che i “servizi di interesse economico generale di rilevanza economica, siano prodotti tramite SPA miste o totalmente pubbliche oppure tramite imprese private”, mentre considera fuori dal mercato i servizi dichiarati “servizi pubblici di interesse generale”, privi di rilevanza economica, e ammette che siano gestiti direttamente dai comuni con gestioni in economia e aziende speciali o enti vari di diritto pubblico. Siamo poi tutti informati del fatto che in Trentino la situazione è anche migliore, perché nella nostra provincia, per Statuto e per Legge provinciale, anche i servizi pubblici di interesse economico possono essere gestiti tramite assunzioni comunali dirette in economia, oltre che tramite SPA miste o totalmente pubbliche come quella in house proposta in delibera, ritenuta una delle forme possibili di auto-produzione, equivalente alla gestione in economia o mediante azienda speciale o mediante ente di diritto pubblico, poiché le norme sulla vigilanza e sulla direzione da parte del proprietario pubblico offrirebbero sufficienti garanzie. E' opinione diffusa di altri che le SPA a capitale pubblico siano in realtà entità private su cui il controllo pubblico è impossibile e sulla cui base si è creato in Trentino un preoccupante sistema di riproduzione di potere clientelare. Esiste infatti la concreta possibilità che, evitato con il successo referendario l'obbligo di avere il socio privato almeno al 40%, una maggioranza qualsiasi di capitale pubblico in una SpA possa cambiare la natura e la gestione della stessa. Non sarà semplice né tecnicamente né politicamente modificare le impostazioni gestionali che trovano radici nella storia e nelle modalità profondamente radicate. Per questo sarebbe stato utile che il Comune di Trento dichiarasse il servizio idrico di sua competenza come servizio di interesse generale non economico sottratto perciò alle regole del mercato, con una delibera allineata alle decisioni della Corte Costituzionale, con le indicazioni dei giuristi referenti del Forum nazionale dei movimenti per l'acqua, con le norme europee. Indicando con precisione che il servizio idrico, nella forma associata che deve assumere nelle Comunità di Valle, va organizzato o tramite convenzione intercomunale in economia o tramite aziende speciali consortili (o soggetti di diritto pubblico equivalenti). Ai cittadini e agli amministratori che lamentano la mancanza di risorse da investire e la difficoltà gestionale tipica del settore pubblico (patto di stabilità, blocco delle assunzioni, lentezze procedurali) e guardano con favore alle SPA, si dovrebbe rispondere che il sistema va rovesciato. E' la fiscalità che dovrebbe farsi carico dei servizi pubblici, particolarmente di quelli relativi ai beni comuni come l'acqua; le tariffe dovrebbero coprire i costi di esercizio ma non necessariamente quelli di investimento. Gli eventuali utili dovrebbero essere reinvestiti nel settore. Le Spa miste o totalmente pubbliche non rappresentano un argine alle privatizzazioni. Per contro, sono le gestioni realmente pubbliche a dover essere sostenute in coerenza con il risultato dei referendum vinti. Sul “modello Napoli” dove è stato approvata la trasformazione della società per azioni in azienda speciale. Che ha un nome significativo: "Azienda speciale acqua bene comune Napoli ente di diritto pubblico", e nasce dalla consapevolezza che la categoria dei beni comuni, ossia di tutte le cose che rappresentano utilità funzionali irrinunciabili, nonché libero sviluppo della persona, vanno preservate anche nell'interesse delle generazioni future. I valori costituzionali che informano ogni statuto comunale, e quello di Napoli nella fattispecie, vanno collocati infatti fuori commercio perché appartengono a tutti. (Nel prosieguo del mio intervento ho poi descritto il funzionamento e le modalità di questa azienda speciale, che avremmo potuto fare anche a Trento. A margine di questo intervento ho inviato una la lettera all'Adige (apparsa lunedì 19 dicembre) in cui rammento che non è causa dei Referendum sull'acqua che il Comune di Trento dovrà sborsare 41 milioni di euro per riacquistare le reti dell'acquedotto. Queste sono infatti le accuse mosse ai referendari dal centro destra, totalmente destituite di fondamento.)
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LUCIA COPPOLA |
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